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CONVENTION DONNE IMPRESA. ITALIANE AL TOP IN UE PER IMPRESE `ROSA`
Le imprenditrici di Confartigianato: `Aiutare conciliazione lavoro-famiglia`

“Le donne italiane sono tra le più intraprendenti d’Europa, ma il nostro Paese è agli ultimi posti nell’Ue per l’occupazione femminile e le condizioni per conciliare lavoro e famiglia”. E’ l’allarme che arriva da Daniela Rader, Presidente delle imprenditrici di Confartigianato riunite a Roma alla Convention di Donne Impresa Confartigianato.

Nel corso della Convention, Confartigianato ha presentato un rapporto sull’imprenditoria femminile dal quale emerge che l’Italia conta 1.510.600 donne che svolgono attività indipendenti e che sono aumentate del 3,3% nell’ultimo anno. Per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome siamo al secondo posto in Europa, ci batte soltanto il Regno Unito che raggiunge quota 1.621.000.

A trainare il lavoro indipendente femminile sono le 182.853 titolari di imprese individuali artigiane il cui numero è aumentato del 2,6% negli ultimi 10 anni. Insieme a socie e collaboratrici costituiscono un piccolo esercito di 350.405 donne d’impresa, con una presenza prevalente in Lombardia (66.763), seguita da Emilia Romagna (36.757), Veneto (36.991), Piemonte (31.995), Toscana (30.981). La classifica provinciale vede in testa Milano, con 18.151 imprenditrici. Secondo posto per Torino (15.769), seguita da Roma (14.829).  

Le donne italiane superano gli uomini nella vocazione imprenditoriale: nel 2018 sono nate 95.672 imprese femminili, 368 al giorno, con un tasso di natalità del 7,2% a fronte del 5,3% delle imprese maschili.

Le imprenditrici italiane sono sempre più giovani, istruite e hi tech. E invadono i settori tipicamente maschili.

Le donne superano gli uomini anche nella corsa all’istruzione universitaria: tra il 2000 e il 2018 le imprenditrici laureate sono aumentate del 16,4%, mentre i loro colleghi laureati sono diminuiti della medesima percentuale.

Si consolida anche la presenza femminile nei settori ad alta tecnologia: sono 34.141, il 16% del totale delle aziende hi tech, le imprenditrici impegnate in attività che vanno dalle telecomunicazioni alla farmaceutica, dalla produzione di software alla ricerca scientifica. Le imprese femminili artigiane hi tech sono 5.748.

Le donne si stanno impadronendo anche dei mestieri tipicamente maschili: sono 101.262 le imprese femminili che svolgono attività di trasporto merci, autoriparazione, edilizia, produzione di macchine e prodotti in metallo, falegnameria. Le imprese femminili artigiane in settori ‘da uomini’ sono 24.830.

Le imprenditrici offrono un rilevante contributo alla ricchezza nazionale: si attesta, infatti, a 290,3 miliardi di euro il valore aggiunto prodotto dalle imprese guidate da donne. A questa cifra si aggiungono i 219,1 miliardi realizzato dalle lavoratrici dipendenti in imprese maschili.

L’Osservatorio di Confartigianato mette in luce che la spesa pubblica italiana è fortemente sbilanciata sul fronte delle pensioni e della spesa sanitaria per anziani mentre quella per le famiglie e i giovani si ferma a 26,9 miliardi, pari al 3,2% della spesa totale della PA (rispetto al 3,8% della media Ue) e all’1,6% del Pil (rispetto all’1,7% della media Ue). Percentuali che collocano l’Italia rispettivamente al 18° posto e al 15° posto tra i 28 Paesi europei.

Per supplire alle carenze dei servizi pubblici, le donne si caricano di una notevole mole di impegni, tra cura della famiglia e attività domestiche, cui dedicano in media 3 ore e 45 minuti al giorno di lavoro non retribuito, pari ad un valore complessivo annuo di 100,2 miliardi di euro, di cui 18,5 miliardi attribuibile alle imprenditrici e 81,7 miliardi alle lavoratrici dipendenti. Il valore del lavoro non retribuito delle lavoratrici artigiane autonome è pari a 3,7 miliardi.

Alla convention era presente anche una delegazione di imprenditrici comasche guidate da Mina Pugliese Presidente di Donne Impresa Como, Marusca Nava e Laura Butti.


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